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Welfare e disuguaglianze nella sanità

Il nuovo piano socio sanitario veneto: welfare e disuguaglianze nella sanità.

È stato questo il filo conduttore della riunione del Comitato regionale della FAP ACLI del Veneto, tenutosi il 6 marzo scorso presso l’ENAIP di Padova.

È stata una occasione per riflettere sulla sanità e sul nuovo Piano Sanitario della regione Veneto, per una sempre maggiore presa di coscienza e per immaginare ed elaborare delle prime proposte di soluzione utili ad affrontare i problemi individuati nel corso della riunione. Si è sviluppato un dibattito e sono state condotte delle analisi al fine di valutarne gli aspetti positivi e di debolezza della sanità veneta.

Dopo i saluti del Segretario regionale Francesco Roncone a fare la relazione introduttiva, ricca di dettagli e riflessioni, è stato Franco Marchiori, vicesegretario della FAP ACLI del Veneto.

È stato, da Marchiori, più volte ribadito come i cambiamenti demografici, che vedono un paese sempre più “anziano”, richiedano una profonda riorganizzazione dell’assistenza sociosanitaria, che deve partire da più integrazione, tema cruciale per le nuove politiche di welfare, che richiede un ruolo attivo degli Enti Locali.

Il vicesegretario, citando l’ultimo rapporto del Consorzio per la Ricerca Economico Applicata in Sanità, ha evidenziato che, di fronte alla salute, gli italiani sono sempre più poveri e disuguali. L’universalità, Il diritto alla tutela della salute e alle cure, sancito dalla nostra Costituzione, non è garantito in modo uniforme ed equo per tutti.

Dal dibattito scaturito è emersa la urgente necessità di correttivi al servizio sociosanitario nazionale per ridurre le cause che costringono, una grossa fetta di cittadini, a rinunciare alle necessarie cure.

La povertà, sempre più dilagante nel nostro Paese, è indubbiamente la prima causa. Occorre contrastare, dunque, la tendenza alla privatizzazione della sanità, che determina, in questo particolare momento storico, derive pericolose per il nostro sistema sanitario.

  1. Con la crescita delle spese di “tasca propria” da parte dei cittadini si sono incrementate le diseguaglianze, fino a ingenerare vero e proprio forme di povertà sanitaria per chi non può pagare ticket e/o prestazioni sanitarie.
  2. Le disuguaglianze ingenerate dalla Sanità Integrativa vanno raffrontate con il principio universalistico e vanno trattate nell’ambito della nuova autonomia regionale se la normativa della sanità integrativa non sarà modificata   a livello nazionale.
  3. Il Veneto è al quarto posto nella graduatoria regionale della spesa pro capite per la sanità privata, alimentata principalmente dalla spesa di “tasca propria”. La Regione ha la responsabilità dell’accreditamento delle strutture sanitarie e di convenzionamento con quelle strutture, che meglio rispondono alle finalità pubbliche, alle quali potranno essere orientate le prestazioni richieste ai CUP dai cittadini.
  4. È determinante il ruolo della Regione sulle professionalità mediche e della sanità in genere. È quanto mai preoccupante la carenza di medici ancor più aggravata dal pensionamento con la quota 100. Il paradosso è che le strutture private sono spesso convenzionate con la Regione e che pertanto le loro attività sono in gran parte pagate dal Pubblico.
  5. L’allungamento delle liste e dei tempi di attesa favorisce il ricorso alla sanità privata. È questo un ambito verso il quale il Governo Regionale ha annunciato un impegno, ancora disatteso, ma ribadito in questi giorni dal nuovo Assessore regionale alla sanità. Per gli ammalati cronici è stato proposto recentemente, in sede tecnica, la presa in carico da parte delle strutture sanitarie.
  6. È generalmente constatato che la spesa sanitaria è più elevata al crescere dell’età, quando si presentano più frequentemente situazioni di cronicità e di non autosufficienza. In questo ambito va ripensato il rapporto tra ASL e Comuni, nel contesto del distretto, in merito al servizio della Assistenza Domiciliare Integrata per sostenere il forte impegno delle famiglie fondamentale seguito dai distretti.
  7. La prevenzione è una delle finalità perseguite dal SSN. La Regione ha fatto esperienza di campagne di screening nel passato ma va rilanciata sia la funzione del rispetto ed attenzione alle persone, sia perché il suo costo è un investimento che comporta minori spese nella cura delle persone considerate nell’arco di tempo di vita.
  8. L’apporto dei medici di famiglia è fondamentale per la loro funzione di cura e di orientamento, con le prescrizioni, alle strutture più idonee a disposizione della ASL soggette al criterio di “appropriatezza”. Dopo il ripensamento fatto sui gruppi dei Medici di medicina generale, è attesa la ridefinizione del ruolo e dei compiti affidati a tali figure professionali anche in relazione alle innovazioni nel campo della medicina, possibili investendo nelle metodologie informatiche e digitali, alla funzione di raccordo con il Servizio di Pronto Soccorso, spesso utilizzato per supplire alla mancata risposta alla richiesta di intervento o di prestazione sanitarie

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