Negli ultimi anni sono le case di riposo, sia pubbliche che private, che accolgono i pazienti anziani affetti da patologie sempre più gravi, tutto questo dovuto ai tempi di degenza sempre più ridotti nelle strutture ospedaliere e all’aumentare delle aspettative di vita della popolazione.
Nel 2015, i trasferimenti statali relativamente al “fondo per la non autosufficienza” destinati alla Regione Veneto ammontavano a 721 milioni di euro. Cifra non sufficiente visto che sono risorse destinate a tutti i tipi di non autosufficienza, anziani, disabili, malati di Alzheimer, morbo di Parkinson e tante altre patologie invalidanti.
Per questo, la Giunta Veneta, constatato che anche per il 2016 è stata confermata da Roma la stessa cifra per il fondo, ha stanziato ulteriori tre milioni di euro a favore degli anziani non autosufficienti e nello specifico alla residenzialità degli anziani.
L’assessore regionale alle Politiche sociali Manuela Lanzarin, garantisce il proprio impegno anche su altri due fronti: la domiciliarità, erogando assegni fino a 500 euro mensili ai non autosufficienti che rimangono a casa, assistiti dai familiari e dagli operatori, e la semi-residenzialità, a favore dei centri diurni e dei centri di sollievo, che supportano le famiglie.
È evidente che così, se il numero di anziani non autosufficienti curati presso il proprio domicilio aumenta, la spesa per le case di riposo gravata sulle famiglie diminuirebbe.