L’Irpef? La paga un autonomo su tre Dai pensionati 58 miliardi di gettito
Quasi la metà dei contribuenti versa in media 305 euro. L’insostenibilità del welfare
di Alberto Brambilla
Dalle dichiarazioni dei redditi 2015 ai fini Irpef degli italiani emergono dati preoccupanti per la sostenibilità della spesa pubblica e del nostro welfare. Su 60,79 milioni di abitanti quelli che presentano una dichiarazione dei redditi sono 40,7 milioni, ma solo 30,72 milioni dichiarano almeno un euro di reddito. Il 46% dichiara solo il 5,1% di tutta l’Irpef pagando in media 305 euro l’anno; solo per garantire la sanità a questi 28 milioni di connazionali gli altri cittadini devono sborsare ben 43,3 miliardi. Il successivo 15%, altri 9 milioni paga il 9% dell’intero ammontare Irpef, per una imposta media di 1.665 euro l’anno; per questi servono altri 1,7 miliardi per la sola sanità. Quello che spaventa è che la gran parte di questi 37 milioni di italiani sono a quasi totale carico del 11,28% dei contribuenti che dichiarano oltre il 52% di tutta l’Irpef.
Vediamo ora in dettaglio le categorie dei contribuenti.
1) Su un totale Irpef versata di 167 miliardi i lavoratori dipendenti ne pagano 99 miliardi; il 60%. Rappresentano la metà dei contribuenti (sono 20,459 milioni su un totale di 40,7) ma ben il 54% dei dichiaranti redditi positivi (16,462 milioni su 30,728 milioni). I lavoratori dipendenti censiti negli archivi Inps sono circa 16,5 milioni il che significa che quasi il 100% è «fedele contribuente». In termini di redditi troviamo 19mila soggetti con redditi dichiarati oltre i 300 mila euro; pagano una imposta pro capite di 182.650 euro l’anno esattamente come 609 lavoratori con redditi da zero a 15mila euro. Giusto per rendere evidente la situazione i suddetti 19.000, pari allo 0,09% dei contribuenti, pagano più tasse del 36,5% dei contribuenti con redditi fino a 15.000 € (il 5,26% contro il 3,41%). I lavoratori con oltre 100 mila euro di reddito sono l’1,17% (circa 240mila) e versano il 17,5% dell’Irpef. Tra i 20 e i 55 mila euro troviamo il 43,2% dei lavoratori dipendenti che versano il 55% di irpef, per una media tra 3.277 e 7.476 €.
2) Tutt’altra musica per i lavoratori autonomi; se ne stimano circa 7,5 milioni ma i dichiaranti sono 5,457 milioni di cui i versanti con redditi positivi solo 2,8 milioni. Il primo gruppo di cittadini autonomi (pari al 77%), dichiara redditi tra 3.500 e 11.000 euro lordi l’anno. Il successivo 15,90% di autonomi con redditi tra i 15 e i 35.000 euro, paga un’Irpef media di circa 1.500 euro, insufficiente per coprire i costi della sola sanità. Solo il 6,45% degli autonomi (351 mila) paga imposte sufficienti mentre il restante 93,55% è a carico di altri lavoratori. Il totale Irpef pagata da questi lavoratori è pari a 9,6 miliardi cioè il 5,7% del totale.
3) I pensionati pagano 58,581 miliardi di Irpef (il 35% del totale Italia); i dichiaranti sono 14,799 milioni (meno dei 16,259 milioni censiti da Inps) di cui i versanti positivi sono 11,449 milioni. Il 46,1% paga un’Irpef media di circa 350 euro l’anno da imputare non tanto alla pensione quanto ad altre entrate o rendite; la no tax area è pari a 7.500 euro l’anno per i pensionati con meno di 75 anni e 7.750 per quelli da 75 e più anni. Occorre considerare che sulle 3.964.000 prestazioni assistenziali (invalidità, accompagnamento, pensione e assegno sociale e pensioni di guerra) e sulle prestazioni con integrazione al minimo e maggiorazione sociale (altre 4,467 milioni) non si paga l’Irpef salvo che il pensionato possegga altre rendite. Da tener presente che gran parte dei pensionati assistiti non ha pagato i contributi sociali nei 65 anni di vita attiva e neppure l’Irpef; tra questi una buona parte sono ex lavoratori autonomi.
4) Se i contributi pensionistici pareggiano le uscite per pensioni occorre che i circa 205 miliardi (112 miliardi per la sanità e 93 miliardi per l’assistenza), siano coperti dall’Irpef e dall’Irap (30,4 miliardi nel 2014) che però assommano a soli 190 miliardi (7 miliardi di Irpef sono stati restituiti come bonus 80 euro); diversamente, già dai prossimi anni, al di la delle fantasiose richieste di aumento della spesa per welfare da parte dei partiti sempre a caccia di voti, finanziare il nostro welfare sarà sempre più difficile.