LA FEDERAZIONE ANZIANI E PENSIONATI BOCCIA QUESTA MANOVRA
“Avevano annunciato grandi tagli ai costi della politica ad iniziare dal vitalizio dei parlamentari ma tutto viene rimandato alla prossima legislatura…”
Verona 6 luglio 2011 – La scelta di rimandare ai prossimi due anni il grosso del risanamento dei conti ci preoccupa molto. Per Francesco Roncone, segretario provinciale della Federazione Anziani e Pensionati di Verona, associazione sindacale delle ACLI, la manovra è iniqua e non risolverà i problemi economici dell’Italia.
Ci aspettavamo dei segnali forti, – ribadisce Roncone – per iniziare, segnali che, anche se irrilevanti sul piano finanziario, avrebbero dato più forza a delle scelte impopolari che inevitabilmente andavano fatte. Con l’abolizione delle province, il risparmio previsto sarebbe stato di circa 3 miliardi, eliminazione quasi totale delle auto blu ci avrebbero fatto risparmiare altri 5 miliardi, l’eliminazione del vitalizio ai parlamentari e ai consiglieri regionali (circa 168 milioni) insieme all’eliminazione degli enti inutili e sprechi evidenti avrebbero portato, nelle casse dello stato, in due anni, altri 24 miliardi. Ma ancora una volta si colpiscono i pensionati, la povera gente.
A pesare sulle famiglie sarà l’aumento dei tickets nella sanità, la mancata indicizzazione delle pensioni sopra ai mille euro, un imposta patrimoniale sui titoli dei piccoli risparmiatori, l’aumento dell’Irap su banche ed assicurazioni che verrà ovviamente fatta pagare ai clienti. Regioni, Province e Comuni – continua il Segretario della FAP ACLI – per compensare almeno in parte gli ulteriori 9,4 miliardi di tagli all’anno ai
trasferimenti dovranno aumentare le loro tasse o tagliare altri servizi sociali che andranno a colpire sempre la stessa categoria di persone: i pensionati e anziani.
C’è amarezza e grande incognita – continua Francesco Roncone – finché non si riconosce, nelle politiche sociali, un investimento e non un costo non si ridurranno disuguaglianze ed esclusione e tanto meno non ci sarà sviluppo. Assistiamo invece a una drastica riduzione, circa l’80%, se non cancellazione, di tutti i fondi sociali, che riguardavano la non autosufficienza, i servizi sociali, le politiche per la famiglia e per i giovani, per l’integrazione degli immigrati, il servizio civile e i servizi per l’infanzia.