LA FAP SI PREPARA AL CONGRESSO
“LOTTA ALLE POVERTA’, POLITICHE SOCIALI INCLUSIVE, AUTENTICA ALLEANZA
TRA ANZIANI E GIOVANI SONO PRIORITARIE PER IL NOSTRO PAESE”.
E’ una fotografia con passaggi di luce e zone d’ombra, ricca di dettagli, quella scattata sulla generazione d’argento da Francesco Roncone, mentre si appresta a chiudere il suo primo mandato da segretario regionale della Federazione Anziani e Pensionati del Veneto. Dove sottolinea le sfide di welfare, di inclusione sociale, di sostenibilità intergenerazionale, che non si possono perdere.
IL PUNTO DELLA SITUAZIONE
La Fap Acli nei prossimi mesi va a Congresso. In quale “stato di salute”?
La Federazione Anziani e Pensionati è una associazione giovanissima, ultima arrivata in casa Acli. Qui nel Veneto ci abbiamo creduto da subito e con passione; in pochi anni sono stati raggiunti diversi obiettivi, tanto da essere oggi la prima Fap per numeri e attività sul territorio nazionale nel sistema aclista. Durante il mio mandato abbiamo cercato di incrementare la presenza sul territorio regionale, intrecciando sani rapporti con le istituzioni provinciali e regionale per rafforzare la capacità di elaborare idee e progetti oltre che legami con altri soggetti culturali e educativi del territorio Veneto.
Formazione e servizi sono stati i cardini delle proposte di questi anni.
Le principali attività svolte dalla Fap regionale hanno riguardato la preparazione e l’aggiornamento della propria classe dirigente; inoltre, in un momento così difficile per il nostro Paese sono stati molteplici i contatti con le istituzioni pubbliche volti a sostenere le situazioni di bisogno. Siamo anche impegnati su fronti ambiziosi per i quali costruire piattaforme di rivendicazione e verifica: il fondo per la non autosufficienza e la declinazione territoriale; il sistema sanitario integrato; le politiche della tassazione e delle tariffe locali; i progetti di socialità; la diffusione della cultura in materia di salute, previdenza e igiene alimentare; la conoscenza dei diritti e dei mezzi per difenderli; la valorizzazione del grande patrimonio di esperienza, cultura e capacità degli anziani.
Avete lavorato anche per favorire l’aggregazione degli anziani?
Sono state organizzate diverse conferenze sulla sanità e i servizi e, non ultimo, iniziative di socialità volte a migliorare la qualità della vita e a contenere il malessere dovuto alla mancanza di legami e di relazioni sociali. Abbiamo attivato processi di integrazione e di inclusione offrendo ai cittadini anziani la possibilità di sentirsi ancora risorsa, parte attiva della vita comunitaria. In Veneto la Fap Acli oggi gestisce alcuni centri anziani o centri di sollievo; diversi sono gli sportelli di segretariato sociale sparsi sul territorio e molteplici i servizi erogati in collaborazione con il nostro Patronato e il Caf.
LA FAP VERSO IL CONGRESSO
Quali significati attribuite a questa stagione congressuale che si apre?
Il congresso sarà utile solo se ci sarà la capacità, da parte nostra e di tutto il sistema Acli, di rileggere la nostra associazione sindacale e le nostre storie con animo critico e confrontandole con le istanze che arrivano dal territorio, consapevoli che proprio da un vivo dialogo possano partire proposte e contributi utili a ridisegnare la Fap per i prossimi quattro anni.
Quali temi porrete all’attenzione e su cui vi sembra importante dire parole di senso?
Il V congresso Fap si svolge in un clima sociale non facile e in un contesto di crisi che non ha risparmiato nessuno. Siamo chiamati a riflettere e a proporre un programma che abbia come obiettivo quello di rendere l’associazione attuale e competitiva. “Valore lavoro” e “Fap e impegno intergenerazionale” sono temi centrali nel nostro paese e lo saranno nel nostro prossimo congresso.
Un nodo cruciale per la Fap è sempre stato quello del rapporto tra giovani e vecchi…
La disoccupazione giovanile e il confronto generazionale sono temi sempre presenti nella politica italiana. Si avverte, cioè, l’esigenza di una riflessione e un confronto serio sul fatto che da più parte si parla di conflitto generazionale, giovani disoccupati contro pensionati privilegiati. È vero, una gestione sbagliata, negli ultimi quarant’anni, della cosa pubblica ha pesato fino ad oggi, ma riparare con leggi raffazzonate e bonus a pioggia – che alla fine penalizzano ancora di più i pensionati – non paga. Qualunque tentativo di riforma seria si scontra, puntualmente, con la difesa corporativa di chi ha ottenuto tanto in tempi di regalie politiche e oggi ostacola ogni tentativo di apportare, all’attuale sistema, i correttivi necessari a definire un giusto equilibrio nel confronto fra le generazioni, garantendo un adeguato e meno drammatico futuro ai nostri giovani.
Ovviamente parleremo anche di welfare, pensioni e povertà dilagante.
OBIETTIVI RAGIGUNTI E NUOVE BATTAGLIE
Quali sono i traguardi che la Fap ha raggiunto in questo quadriennio?
Oggi la Fap Acli, malgrado la sua giovane età, è conosciuta ed apprezzata su tutto il territorio nazionale. In Parlamento, sostenuta da diversi parlamentari, è stata depositata una proposta di legge per integrare al minimo vitale le pensioni contributive. La povertà è una sfida che dobbiamo vincere. Questa iniziativa serve a portare maggiore giustizia sociale e più equità. Inoltre, nell’ultimo quadriennio in Veneto decine di migliaia di anziani sono stati informati, attraverso conferenze e seminari sui propri diritti. Abbiamo raggiunto e ascoltato centinaia caregiver informali e professionali, servizi sociali, fornitori di servizi e associazioni di anziani.
Quali sfide volete ora raccogliere?
La Fap ha innanzi a sé impegni da raccogliere straordinariamente articolati. A partire da quale possa essere il proprio ruolo e la propria funzione all’interno di un sistema Acli sempre più complicato e di una società in profonda ridefinizione. Deve riuscire, poi, ad allargare gli orizzonti delle proprie azioni, in modo da valorizzare e rigenerare quel capitale sociale che è necessario e fondamentale per l’intera comunità.
E dunque, i prossimi indispensabili passi?
Porremo al centro dell’agenda nazionale dell’associazione temi come welfare e previdenza, realizzando sul territorio iniziative specifiche di elaborazione, proposta e sollecitazione alle istituzioni, di ripensamento del nostro sistema sociale e sanitario, orientandoli su obiettivi di inclusione adeguati ai fabbisogni di questa nostra liquida società dove nuove povertà si sommano alle vecchie sempre presenti.
ANZIANI E GIOVANI, UN RAPPORTO COMPLESSO
Il Veneto è sempre più anziano, viviamo davvero “in un paese per vecchi”?
La nostra regione ha fatto registrare un incremento degli indici di invecchiamento: gli over 65 sono cresciuti dell’11% e gli over 75 del 13%. In Veneto, oggi, gli ultra sessantacinquenni sono poco più di un milione, un quinto della popolazione. La provincia più anziana è Rovigo, dove l’età media si attesta su 46 anni e la più giovane, ma si fa per dire, Vicenza con 43 anni di media. È anche questo il risultato di una crisi che, benché se ne dica, continua a mordere le giovani generazioni, che si battono per mantenere uno standard di vita dignitoso e sostenibile e malgrado la loro buona volontà, non ci riescono.
E tuttavia sono un “welfare alternativo” imprescindibile…
Gli anziani oggi sono in grado di offrire un contributo efficace nel ambito sociale e familiare. Non è un caso se la stragrande maggioranza dei promotori di tutto il sistema Acli e i volontari dei nostri circoli sono loro, una importante risorsa per il benessere della famiglia e della società. Ecco che si ritorna al nostro slogan congressuale “Valore lavoro” e “Fap e impegno intergenerazionale”. Molti giovani veneti non studiano e non lavorano e restano a casa dei genitori, altri espatriano. Spesso tocca ai nostri pensionati a mille euro al mese sostenere figli e nipoti. I risparmi, quindi, accumulati si assottigliano e le pensioni non bastano. La lunga crisi economica e finanziaria ha trasformato le persone di terza età in veri ammortizzatori sociali, perché i giovani hanno lavori precari e usufruiscono di retribuzioni basse.
Non le pare preoccupante il futuro degli anziani di domani?
Le crescenti forme di instabilità nel mercato del lavoro, nei posti e nelle retribuzioni incideranno sui loro futuri, sempre più lontani, trattamenti pensionistici. La mia generazione sta lasciando un paese di poveri. Secondo i dati amministrativi nel Veneto i giovani disoccupati dai 15 ai 29 anni risultano essere 89.000; i disoccupati dai 30 ai 54 anni 275.000 mentre i disoccupati dai 55 ai 64 anni sono 80.000. Teoricamente, oggi nel Veneto ci sono 55,8 individui a carico, ogni 100 che lavorano. A questo si aggiunga che è vero che la vita in Italia si allunga ma le pensioni si accorciano sempre più. In Veneto le pensioni sono basse e gli incapienti – coloro i quali hanno un reddito inferiore agli 8.000 euro l’anno – sono circa 350 mila.
Insomma, per concludere, un contesto sociale che va attentamente presidiato.
In uno studio recente si leggeva che il 37,2% della popolazione è pronta a fare a meno di un’eventuale visita medica per ragioni economiche, d’altro canto la capacità assistenziale del sistema sanitario nazionale si è fortemente contratta passando dal 92% al 77% della popolazione mentre la nostra aspettativa di vita è cresciuta. Il nostro è un Paese che boccheggia e ha bisogno di una seria cura da cavallo. Serve un radicale cambiamento nelle politiche sociali e un nuovo approccio da parte della politica, tutta. Una politica meno autoreferenziale e più altruista che non governi con spot, false promesse e bonus preelettorali, ma stia attenta ai bisogni dei territori e intervenga con riforme strutturale inserite in un ampio piano strategico. Non è più procrastinabile una radicale riformulazione delle ragioni fondanti della “Cosa Pubblica”, sia esse culturali, economiche, finanziarie, istituzionali e politiche.
A cura di Francesca Gagno