Stiamo vivendo un cambiamento epocale: la vita si allunga, il pensionamento per molti (salvo ultime note legislative dolenti) si anticipa, l’anziano è sempre più attivo e si fa sempre più evidente il suo ruolo di risorsa e di pilastro nella società familiare.
Oggi, per la prima volta nella storia dell’umanità, la parte di persone in età oltre i 50 anni è superiore a quella di persone sotto i 50 anni.
In questa nuova lettura dell’anziano, s’inserisce in modo preponderante, la figura del “Nonno“, mitizzata e sponsorizzata dalla letteratura, che oggi ha subito una metamorfosi, eclatante. I nonni sono entrati prepotentemente nel così detto welfare familiare, supporto ormai indifferibile per tante giovani famiglie.
Non esistono ormai più i nonni “vecchi” di una volta, quelli di oggi sono “giovani anziani” attivi, scalpitanti, desiderosi di recuperare tempi tralasciati, spesso impegnati nelle problematiche del lavoro o della famiglia.
Essi sono ormai una vera e propria risorsa sociale : sostengono economicamente i nuovi nuclei familiari, si prendono cura dei nipoti piccoli, surrogano la carenza di presenza genitoriale, sia essa dettata da motivi di lavoro, che, e questo è più problematico, da motivi legati al fallimento della vita della coppia.
I nonni rappresentano, più o meno coscientemente quell’esperienza, tutta da riscoprire, che oggi va sotto il nome di Alleanza fra le generazioni.
I nonni, oggi sono sempre meno palesemente “sopportati”, ma diventano fattore di equilibrio tra le costanti esigenze e insoddisfazioni della giovane coppia che affronta l’avventura di essere e fare “famiglia”.
I Nonni rappresentano la radice e la trasmissione di una storia, personale e collettiva, e nella sua trasmissione realizzano quel percorso educativo che genera conoscenza e capacità di sentirsi parte di una storia che continua.
Il nonno oggi diventa, spesso, l’educatore privilegiato per testimoniare e trasmettere i primi “segni” di cammini di fede, essi inoltre aiutano le giovani generazioni a guardare alle vicende terrene con più saggezza, perché le vicissitudini li hanno temprati e resi esperti e maturi.
Essi sono custodi preziosi, anche se talvolta non attrezzati tecnologicamente, della memoria collettiva, e perciò interpreti privilegiati di quell’insieme di ideali e di valori comuni che dovrebbero reggere e guidare la convivenza sociale.