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ANCHE NEL VENETO LA FAP PRESENTA LA PROPOSTA DI LEGGE PER L’ISTITUZIONE DEL MINIMO VITALE PER LE PENSIONI LIQUIDATE ESCLUSIVAMENTE CON IL SISTEMA CONTRIBUTIVO

Saranno presenti Serafino Zilio e Francesco Roncone rispettivamente Segretario nazionale e regionale Veneto del sindacato dei Pensionati delle Acli e Damiano Bettoni Direttore Tecnico Nazionale.

Sabato 6 giugno presso il Circolo Ufficiali di Castelvecchio di Verona alle ore 09,30

Sarà presentata, ai parlamentari Veneti, la proposta di legge finalizzata all’integrazione al minimo vitale delle pensioni di invalidità e inabilità. Sono circa 52.000 i giovani pensionati soggetti al vincolo legislativo determinato dall’applicazione della legge 335/95 in vigore dal 1996 che percepiscono assegni di invalidità, pensioni di inabilità e di reversibilità pari a circa 100 euro mensili, cifre inferiori alla soglia della povertà. La legge 335 recita infatti testualmente: “Alle pensioni liquidate esclusivamente con il sistema contributivo non si applicano le disposizioni sull’integrazione al minimo”.
La Federazione Anziani e Pensionati, il sindacato dei pensionati promosso dalle Acli, ha predisposto una proposta di legge, tale proposta è stata inviata ai capigruppo in Parlamento perché valutino la sua presentazione e presentata ai Presidenti della Camera e del Senato.
<<La proposta , a quasi venti anni dall’entrata in vigore della legge di riforma delle pensioni, conosciuta come riforma Dini, cerca di porre rimedio ai casi che si stanno verificando, e diventano di grande rilevanza sociale, situazioni di emergenza nelle quali, in caso di invalidità, gli importi irrilevanti di pensione maturata mettono in gioco perfino la tutela costituzionale dell’art. 38 (I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di … invalidità…) pur in presenza di requisiti identici a quelli anteriori alla riforma. Un analogo concetto di tutela deve essere esteso alle pensioni di reversibilità in presenza di un coniuge superstite in situazioni di indigenza, ed in particolare in presenza di figli minori e inabili in base ai concetti elementari e primordiali della funzione previdenziale. Non bisogna infatti dimenticare che il sistema previdenziale pubblico è nato proprio per rispondere ad esigenze solidaristiche nelle situazioni emergenti di perdita o di cessazione del reddito da lavoro.
Il progetto di legge si prefigge dunque, in assenza di disegni di rivisitazione del sistema contributivo in grado di conciliare non solo la correlazione dei trattamenti pensionistici con la contribuzione versata ma anche con la salvaguardia di principi elementari di solidarietà propri del sistema previdenziale pubblico, di risolvere alcune situazioni emergenziali di povertà pur in presenza di diritto alla prestazione previdenziale.
In tali evenienze si propone di introdurre, a carico del sistema previdenziale obbligatorio, una integrazione al minimo vitale nei casi di invalidità e di inabilità e delle pensioni di reversibilità di importo inferiore, per raggiungere un livello di reddito che corrisponde in linea di massima alla soglia di povertà assoluta, considerando ogni altro introito proprio e del coniuge. Viene altresì posto l’obiettivo di garantire questa integrazione in situazioni che necessitano di tutela particolare in presenza di figli minori o inabili. Ciò nell’accezione che la maturazione di un requisito previdenziale, nei casi di rilevanza costituzionale, non può lasciare comunque nell’indigenza – anche molto grave – le persone che lo hanno maturato.
La proposta potrebbe trovare i finanziamenti necessari nel fondo che il Governo ha deciso di creare presso l’inps con la legge di Stabilità 2015 al comma 709 >>.