Relazione introduttiva del seminario 10-11 maggio 2013

 

“GENERAZIONI A SERVIZIO DEL FUTURO”

In un contesto sociale di pesante crisi economica, in un Paese che invecchia in maniera davvero accentuata e alla luce delle ultime riforme del lavoro e delle pensioni, gli interessi dei giovani sono necessariamente contrapposti a quelli delle generazioni più mature e degli anziani?

“PER CRESCERE”

Giornata di studi
Voglia di capire di più. Su quali nozioni si basa la nostra azione?  Assistenza domiciliare, fiscalità locale, contrasto alla povertà, sanità… sono tante le istanze che arrivano dai territori,  ma se non accogliamo la sfida della rappresentanza saremo mai credibili?

 

SEMINARIO INTERNO DI STUDI 10-11 maggio 2013

Centro Carraro – Lungadige Attiraglio 45 – Verona

Tel  045.915877 –  www.centrocarraro

RELAZIONE INTRODUTTIVA

del Segretario provinciale FAP Acli Verona

Francesco Roncone

 

<< I frutti più gustosi sono quelli che vanno fuori stagione
la fanciullezza è graziosa specialmente quando volge al termine
e quanto ai bevitori, è l’ultimo bicchiere quello che assicura
più gioia e dà il tocco finale all’ebbrezza.>>

                   (Seneca – Lettere morali a Lucillo 62 d.c.)

 

Quando abbiamo progettato questo convegno non pensavamo certo che la politica avrebbe trovato, in quest’ultimo mese, un eco così largo sulla stampa e che avrebbe occupato gran parte delle nostre discussioni quotidiane.

Corruzione, cospirazioni e scandali politici sono diventati la norma. Non manca giorno che non si sappia di qualche arresto, o indagine che coinvolga qualche dirigente di partito. Un fenomeno che attraversa tutto il quadro politico italiano, allontanando, sempre più,  i cittadini, non solo dai politici, ma dalla politica quanto tale.  In Friuli, alle ultime consultazioni amministrative dello scorso 21 aprile, il 50% dei cittadini avente diritto si è rifiutato di votare. Il 50% dei friulani non crede più che il voto possa portare dei cambiamenti significativi. Una convinzione che si sta facendo strada in tutto il Paese, permettendo, così, ai pochi manovratori professionisti, di gestire sempre meglio e senza dover rendere conto all’elettorato del proprio operato.

Quindi la voglia di articolare il mio pensiero, in questa relazione introduttiva, sullo squallido e vergognoso spettacolo che la nostra classe politica sta dando in questi ultimi mesi, è stata tanta. Ma per ovvie questioni di opportunità permettetemi almeno una  breve considerazione, per poi, affrontare di seguito, il vero tema di questo nostro incontro.

Ebbene, mentre le istituzioni sono in stallo e i partiti sempre più autoreferenziali, gli italiani intanto “boccheggiano”. Il 36% dei giovani non trova un’occupazione e gli anziani sono ormai alla canna del gas.

Il 13,3% dei pensionati riceve meno di 500 euro al mese; il 30,8% tra i 500 e i 1.000 , il 23,1% tra i 1.000 e i 1.500 euro e il restante 32,8% percepisce un importo superiore ai 1.500 euro. È quanto emerge dalle ultime rilevazioni diffuse dall’Istat.

Molti anziani hanno ridotto, ad uno, i pasti giornalieri, i caloriferi, in questo ultimo inverno, per molti di loro sono rimasti spenti, soldi per riscaldarsi sono sempre meno e adesso, sulle loro teste, incombe l’ennesimo incubo: lo sfratto. Dai dati emersi nel 2012 dell’Eurispes, in 15 anni, il potere di acquisto delle pensioni è diminuito del 30% e chi è in affitto non riesce più a pagare la pigione.

La situazione degli anziani allarma più di quanto si possa immaginare: tagli ai servizi, alla sanità, all’assistenza, ai trasporti e una pressione fiscale insostenibile creano serie preoccupazioni in seno ad una associazione come la nostra, che giornalmente si spende per la tutela di una categoria sociale,  che, si presenta tra le più deboli nella società.

Il problema dell’anziano accelera l’esigenza  di una scelta che il nostro Paese non ha ancora compiuto. Per proteggere il più debole non possiamo più far coesistere una società consumistica ed egoistica. Non è più possibile gestire il problema dell’anziano come se fosse una categoria a sé, come del resto non è risolvibile il problema della condizione femminile e giovanile. Affrontare questi temi significa scegliere il modello sociale, significa fare scelte che determinino il modello di vita e di società. Ma per questo servono delle riforme strutturali che cambino il Paese e Dio solo sa quando arriveranno. Abbiamo urgentemente bisogno di un cambiamento di marcia, di un cambiamento culturale. La crisi che si è abbattuta sugli italiani ha ormai assunto toni drammatici e gli anziani e i giovani sono i primi a pagarla.

Con il trascorrere dell’età, le condizioni di salute tendono a peggiorare. Quindi le possibilità di cura dovrebbero essere più accessibili, mentre il costo del ticket, le liste di attesa, l’azzeramento del fondo per la non autosufficienza, contribuiscono a rendere sempre più difficile l’esistenza per l’anziano.

Oltre un milione e mezzo di famiglie italiane sono oggi, sole, di fronte al problema, angoscioso, di dover avere in famiglia una persona non autosufficiente, anziana o disabile e il sistema attuale non è assolutamente in grado di fronteggiare questa nuova sfida per il welfare.

I comuni e l’ASL sono sempre più in affanno nel garantire i servizi a causa degli sciagurati tagli alla spesa sociale e all’azzeramento del fondo per la non autosufficienza. L’indennità di accompagnamento,  poi, da sola, non è sufficiente a garantire alle famiglie le risorse per poter assistere un congiunto che ha bisogno di aiuto in una fase così importante della sua vita.

Ci sono otto miliardi di spese improprie, nel servizio sanitario, riguardanti ricoveri di persone che potrebbero essere assistiti a casa. Il fondo per la non autosufficienza è una risposta importante e le risorse devono essere reperite.

I giovani, secondo gli italiani, avranno una posizione sociale ed economica peggiore di quella delle precedenti generazioni. Il lavoro per i giovani è sempre più discontinuo, è sempre più flessibile, è sempre più precario e quindi non consente, non solo di fare progetti di vita, ma di versare contributi  utili per una pensione dignitosa. La nostra è un’economia sociale di mercato dove le generazioni sono il passato, il presente e il futuro. Una catena che garantisce continuità e solidità a se stessi e all’intero Paese. Se venisse a mancare un solo anello, l’intera economia crollerebbe. Spesso in questo Paese si  tenta di contrapporre, invece,  i giovani agli anziani. Una prassi che sta mortificando intere famiglie e intere generazioni.  Una logica che noi rifiutiamo, perché la nostra logica  è la solidarietà, prima di tutto verso i giovani, i nostri figli, i quali non possono che essere il futuro del nostro Paese.

Intanto, oggi, diamo inizio a questo nostro seminario, che vuole proseguire, idealmente, le riflessioni avviate lo scorso anno, sempre qui a Verona, da i dirigenti FAP del Veneto.

Ora, abbiamo inteso condividere questa nuova esperienza con altre due regioni a noi vicine, la Lombardia e il Trentino, con la presunzione di riuscire a contaminare, negli anni a venire, altre regioni della nostra penisola, con la voglia di confrontarsi e riflettere tutti assieme sui problemi di grande attualità e approfondire meglio singoli e specifici temi.

Oggi abbiamo alcuni temi su cui, come associazione sindacale e cristiana, dobbiamo confrontarci. Il primo sicuramente è il reddito da pensione , minima o sociale, quindi la povertà. Ormai abbiamo otto milioni di persone sull’orlo della povertà di cui il 50% sono pensionati. Abbiamo il tema del welfare. Tutto il welfare, che è il vero strumento di inclusione, oltre che di sviluppo, deve essere riaffrontato e rifinanziato. C’è una diminuzione dei servizi, una disattenzione nei confronti delle persone e credo che, tutto questo, sul piano economico stia contribuendo a dare pessimi risultati. Del resto, quelle forme di lavoro che stanno dietro al mondo degli anziani, alle persone che non sono autosufficienti,  hanno bisogno di servizi che, se non vengono dati, corrispondono esattamente a migliaia di ragazze e ragazzi che non avranno un lavoro per svolgere questo importante e utile servizio. Temi, dunque, che riguardano cose importanti che oggi cambiano la qualità della vita.

La presunzione, che spero vogliate perdonare, è di fornire a tutti i dirigenti dalla nostra associazione, materiale utile per elaborare una politica sociale decisamente innovatrice e solidale, per rendere questa nostra società più giusta ed equa. So benissimo che è un tentativo ambizioso e difficile, la FAP Acli ha ancora molta strada da percorrere davanti a se, è solo agli inizi, ma se la percorriamo insieme, benché in salita, potrà sembrarci meno ostica.

Questa mia breve relazione, segnata dalla semplicità, continuerà articolandosi intorno a quattro punti essenziali e intende offrire una prima traccia di riflessione, con l’ambizione di creare l’ambiente idoneo per ospitare le relazioni e il dibattito che seguirà nelle due sessioni del nostro convegno. Siamo sempre protesi a dire qualcosa, e quasi mai ad ascoltare, sempre intenti a scrivere e quasi mai a leggere, sempre pronti ad insegnare e quasi mai ad imparare. Bene, in questi due giorni faremo l’esatto contrario e lo faremo grazie ai nostri illustri ospiti ai quali vorrei, prima di tutto, esprimere i miei più vivi ringraziamenti per aver accolto il nostro invito.

I temi che affronteremo sono essenzialmente due: lavoro e welfare.

È evidente che la nostra Associazione è impegnata sul fronte della tutela degli anziani, ma questa sera, e spero diventi prassi comune,  ci confronteremo con un attento rappresentante dei giovani, che sono sicuro saprà, con competenza, porre su questi temi, provocazioni e spunti di riflessione: il dott. Emiliano Galati Segretario Generale FeLSA Cisl Veneto – Federazione Lavoratori Somministrati Autonomi Atipici. Si occupa, in sostanza, dei giovani precari e dei cosiddetti “lavori atipici” che coinvolgono giovani e meno giovani. A seguire, con altrettanta magistrale competenza, il dott. Elio D’Orazio Co-fondatore del Forum del terzo settore, vicepresidente di Age Platform Europe e coordinatore di Age Platform Italia che disserterà sull’argomento “invecchiamento attivo” e, sono sicuro, non mancherà di articolare un suo pensiero anche sul cruciale tema della serata: gli interessi dei giovani sono necessariamente contrapposti a quelli delle generazioni più mature e degli anziani?.

Domani parleremo di welfare e ascolteremo le relazioni dei tre segretari regionali della Lombardia, Trentino e Veneto e a seguire il dott. Stefano Valdegamberi, vicepresidente delle rete europea Elisan – European local inclusion & social action network  che dà voce alle realtà locali e regionali con l’obiettivo di definire e attuare congiuntamente le politiche sociali dell’Unione Europea. Egli farà un excursus sulle politiche sociali per gli anziani.

  1. Se nella società capitalista e dello stato sociale la cittadinanza trovava il suo fondamento nel primo articolo della nostra Carta Costituzionale, che sancisce il  “diritto e dovere  al lavoro”, pilastro da cui partire per fare degli individui dei cittadini, oggi, anche grazie ad una scriteriata gestione della cosa pubblica ed a una globalizzazione che ci ha colto del tutto impreparati, tutto si complica. Certo ridurre tutto a mere questioni economiche e finanziarie dei paesi europei non basta, affondiamo in una crisi che ha contorni diversi da altri Paesi. Da noi sono in crisi la politica, le istituzioni, la governabilità, i valori, il rispetto delle regole e della legalità, la moralità e la coesione sociale.
  2. La rivoluzione demografica nel nostro Paese ha spazzato via l’equazione “fordista”  del vecchio come inattivo o addirittura parassita sociale. Per questo, anziano, è oggi un concetto inadeguato a rappresentare più di un quarto della popolazione italiana. Una fetta di popolazione che può, oggi, indubbiamente assumere un nuovo ruolo sociale.  Un cambiamento che pone domande nuove e spiazzanti  alla politica, all’economia e al welfare che verrà.
  3. I rapporti tra le diverse età stanno ponendo anche problemi di ordine culturale. Bisogna avere coscienza che, l’intreccio che già oggi si manifesta tra le diverse generazioni e il mondo del lavoro, richiede nuove impostazioni anche rivendicative. Tale tendenze da una parte mettono in evidenza le esigenze di continuità tra tempo di lavoro e tempo di quiescenza facendosi più concretamente carico della qualità di vita, dall’altra richiedono politiche per una diversa distribuzione del lavoro stesso. In questo ultimo decennio le risposte della politica sono state molte, tentativi che miravano più a interessi di parte che a quelli del Paese. Ultima, la legge varata dal governo Monti, che aumenta l’anzianità contributiva necessaria per andare in pensione e rende più difficile l’attuazione di contratti temporanei, puntando sul lavoro per i giovani, ottenibile con una occupazione stabile e di qualità. E così, nove mesi dopo, le aziende non assumono più. D’altro canto licenziare gli “anziani”, magari per reclutare giovani meno costosi e “sempre disponibili” era, e penso sia ancora, prassi inaccettabile.
  4. Si è concluso nel 2012 l’anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni. Nel corso dell’anno sono state molte le iniziative, sia a livello nazionale che locale, promosse dalle istituzioni e dal mondo del volontariato e del sociale, tutte tesi a promuovere una cultura dell’invecchiamento attivo che valorizzi l’utile contributo degli anziani alla società e all’economia, favorendo opportune condizioni di partecipazione alla vita sociale e di lavoro.

 

Spero con questi quattro punti di aver centrato i temi di questa prima sessione del convegno: lavoro, solidarietà tra generazioni e invecchiamento attivo. E che, questa mia semplice introduzione, possa aver contribuito al dibattito che seguirà dopo gli interventi dei nostri relatori.

Grazie