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Anziani – Uno scorcio sulle condizioni sociali

Presentata l’elaborazione effettuata dalla Federazione Anziani e Pensionati del Veneto, attingendo informazioni dalla rete, ISTAT, EUROSTAT e OCSE:

L’invecchiamento della popolazione nel Veneto

Nel 2040, per l’effetto congiunto del calo delle nascite e dell’allungamento della vita media, le persone con più di 60 anni costituiranno il 41% della popolazione nazionale e che 1 italiano su 10 sarà ultraottantenne.

Ne Veneto, oggi, gli ultra sessantacinquenni sono poco più di un milione, un quinto della popolazione, situazione in coerenza con la situazione nazionale:

Popolazione 65 anni e più (valori percentuali):

Veneto       20,9%

Verona      20,4%

Vicenza     19,7%

Belluno      24,0%

Treviso      19,9%

Venezia     22,7%

Padova      20,5%

Rovigo       23,4%

Tra 15 anni l’Italia sarà al secondo posto della classifica dei Paesi con la più alta percentuale di anziani rispetto alla popolazione che lavora (tra i 15 e i 64 anni): per ogni lavoratore vi saranno 4 anziani.

L’indice di vecchiaia per il Veneto nel 2016, il rapporto percentuale tra il numero degli ultrasessantacinquenni ed il numero dei giovani fino ai 14 anni, dice che ci sono 159,2 anziani ogni 100 giovani.

Nel 2015, anche nel Veneto diminuisce la speranza di vita, i maschi arrivano mediamente a 80,7 anni -0,1% rispetto all’anno precedente e le femmine a 85,4 -0,3%, in soli sei anni, dal 2009 ad oggi, si è comunque registrato un incremento degli indici di invecchiamento: gli over 65 sono cresciuti dell’11% e gli over 75 del 13%.

Guardando i dati in serie storica, non è la prima volta che la speranza di vita alla nascita registra variazioni congiunturali di segno negativo ma mai di questa intensità, in particolar modo per le donne.

I Pensionati

L’Italia ha meno pensionati della Francia e della Germania. Tuttavia, se rapportiamo il numero di pensionati al numero di occupati, il nostro Paese presenta l’incidenza più elevata di tutta l’Europa.

Nel 2014 i pensionati in Italia sono 16,3 milioni, circa 134 mila in meno rispetto al 2013 (per effetto della legge Fornero) a fronte di 22.149.200 occupati ossia 73,6 pensionati ogni 100 occupati.

L’importo medio annuo degli assegni nel 2014 è stato di 11.943 euro, 245 euro in più rispetto al 2013 (+2,1%).

In Italia, dati ISTAT del 2014, risulta titolare di un doppio assegno pensionistico oltre una persona su quattro. Il 25,4% dei pensionati percepisce due assegni, si tratta di più di 4 milioni di individui. E c’è anche una quota, pari al 7,8%, che gode di tre o più pensioni.

Nel Veneto i pensionati sono quasi 1,3 milioni e 55,8 individui a carico, ogni 100 che lavorano.

Mentre i vitalizi dei consiglieri regionali, sempre nel 2014 pubblicati online costano 11 milioni l’anno e sono cumulabili.

Nel Veneto circa 125mila famiglie vivono ancora in povertà assoluta.

Teoricamente, oggi Accade, quindi, sempre più spesso, di dover chiedere aiuto all’anziano genitore, che diventa così il vero ammortizzatore sociale della famiglia, anche se, magari, titolare di una pensione che spesso non raggiunge le 1000 euro mensili.

Nel Veneto l’importo medio mensile per la pensione di vecchiaia e di € 964,  € 614 pe quelle di invalidità, € 526 per gli superstiti, € 374 per gli assegni sociali e € 418 per le invalidità civili.

In Veneto le pensioni sono basse e gli incapienti, coloro i quali hanno un reddito inferiore agli 8mila euro l’anno, sono circa 350mila, senza contare che circa 300mila pensioni sono integrate al minimo (502,39 euro al mese).

INPS

In Italia si continua a registrare la spesa pensionistica più alta dei Paesi dell’aria euro e un Istituto previdenziale in profondo rosso, malgrado le entrate contributive, sempre con i dati del 2014 sono state 189 miliardi e circa 173 miliardi le uscite, quindi al netto delle tasse un avanzo di 16 miliardi. La spesa pensionistica complessiva, però, nel 2014, al netto delle prestazioni assistenziali, supera i 216 miliardi, questo perché l’erario si porta a casa quasi 43 miliardi di tasse sui trattamenti. Quindi, l’avanzo di bilancio tra entrate e uscite, al netto delle tasse, invece dei 16 miliardi di avanzo, salta fuori un buco di 26 miliardi.

Altra anomalia tutta italiana, previdenza ed assistenza in un unico calderone e a pagare è sempre l’Inps, che si ritrova a dover coprire i buchi a carico della fiscalità generale, vale a dire pagando con le tasse prelevate agli italiani. Infatti l’Inps, non paga solo pensioni, ma anche molte prestazioni temporanee (fondo garanzia per il TFR, l’assicurazione contro la TBC, gestione contro la disoccupazione …..) tutte finanziate con i contributi dei lavoratori e dei datori di lavoro, 33,3 miliardi per la precisione, e altri 23 miliardi per pensioni di invalidità, assegni di accompagnamento, integrazioni al minimo, pensioni sociali) in totale 92 miliardi.

A tutto questo si aggiunga che fino al 1994 lo Stato non ha mai versato i contributi ai dipendenti pubblici. Oggi sono più di 3,5 milioni gli statali  passati dall’INPDAP a l’INPS.

Ma non c’è solo previdenza ed assistenza. All’INPS spetta infatti pagare miliardi di indennità di disoccupazione e cassaintegrazione. Nel solo 2014 sono usciti 15,408 miliardi. In un crescendo inversamente proporzionale tra calo del Prodotto interno lordo e aumento esponenziale del ricorso agli ammortizzatori sociali.

Nel 2016 il totale di contributi non versati all’INPS da parte dei datori di lavoro o dagli stessi iscritti supererà i 100 miliardi di euro.

L’incidenza della spesa pensionistica sul PIL, in parte condizionati dal trend demografico, negli ultimi trent’anni è aumentata di circa cinque punti e mezzo: dal 11,65% del 1981 al 17,17% del 2014. Nel 2014 la spesa complessiva per prestazioni pensionistiche è aumentata dell’1,6% rispetto al 2013 fino ad arrivare a 277.067 milioni di euro. L’ incidenza sul Pil è cresciuta di 0,2 punti percentuali. Ormai rappresenta il 17,17 per cento del Pil (era il 16,97% nel 2013.

L’8% della spesa pensionistica, dunque, è dovuta all’assistenza, prestazioni erogate per aiuti alla famiglia.

In Veneto nel 2015 l’Inps, come testimonia il Bilancio sociale approvato lo scorso 16 giugno, ha liquidato in Veneto 51.408 pensioni contro le 41.485 dell’anno precedente (+23,9%).

Le nuove pensioni di anzianità sono state il 24% in più dell’anno precedente e il numero di assegni di anzianità è cresciuto di oltre il 90% dell’anno precedente. Un aumento senza precedenti dovuto all’opzione donna i cui requisiti dovevano maturare entro il 31 dicembre 2015 e alla legge di stabilità dell’1 gennaio 2015 che ha congelato l’applicazione della riduzione della pensione dettata dalla legge Fornero, che aveva introdotto un sistema di disincentivi che colpivano l’importo della pensione e che aveva, quindi, visto molti a rinviare di anni la sospirata quiescenza.

Sanità

il Veneto ha fatto registrare un incremento degli indici di invecchiamento: gli over 65 sono cresciuti dell’11% e gli over 75 del 13%.

La Regione Veneto è l’unica che utilizza solo ed esclusivamente il Fondo della Sanità e quello per la non autosufficienza nazionale senza aggiungere stanziamenti propri, come contrariamente avviene in quasi tutte le altre Regioni.

Dal 2009 ad oggi il Fondo per la non autosufficienza non solo non è aumentato, ma è pure diminuito. Nel 2009 era di 721 milioni ora è di 718.418.038, che comprendono però i 15 milioni destinati ai disabili psichiatrici gravissimi, risorse queste che fino al 2014 non erano imputate nel Fondo per la non autosufficienza.

Ne 2009 le impegnative residenziali (la quota sanitaria che la Regione eroga alla persona che entra in casa di riposo dal valore medio di 50 euro al giorno) erano circa 24.000 e 25.412 i posti letto autorizzati e accreditati. Nel 2015 il numero di impegnative e il loro valore resta invariato mentre quello dei posti letto autorizzati e accreditati sale a 27.772, portando a 3.529 il numero dei posti letto non coperti da impegnativa regionale.

Fortunatamente oltre il 4% delle persone ultra sessantacinquenni si dedica al volontariato. Il 36,8 dei volontari ha oltre 60 anni e sono le volontarie donne ad essere più anziane il 38,4% a fronte del 35,6% degli uomini.

Gli anziani volontari si impegnano soprattutto per aiutare anziani in difficoltà nel 38,7% dei casi e malati nel 20,4%.